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Dal 1 novembre Enrico Menduni è in pensione. Gli insegnamenti che ha tenuto sono da quest’anno affidati a Marta Perrotta (Culture e formati della TV e della radio + Media digitali) e a Marco Gazzano (Storia e critica della fotografia).
Auguri ai bravissimi colleghi e saluti affettuosi a tutti gli studenti, presenti, passati e futuri. Avanti per nuove avventure !

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Enrico Menduni, Televisioni, Bologna, il Mulino, 2009. In libreria dalla fine di ottobre

“La televisione” è uscito nel 1998 presso il Mulino nella popolare collana “Farsi un’idea”, ha avuto quattro diverse edizioni (l’ultima del 2004) e un certo numero di ristampe.

Dopo oltre dieci anni di onorato servizio, è venuto il momento di aggiornarlo in profondità. L’oggetto del libro è ormai cambiato, come indica il nuovo titolo.

Molto più di quanto ci poteva apparire nel 1998, adesso è evidente che il Novecento è stato il secolo delle immagini in movimento, così come la seconda metà dell’Ottocento aveva visto l’affermazione della fotografia. La prima metà del secolo è dominata dal cinema, la seconda ha visto una coesistenza competitiva fra cinema e televisione. La seconda metà del secolo è a sua volta divisa in due parti : nella prima si sono confrontati due modelli di broadcasting, cioè di diffusione televisiva : quello americano basato su emittenti private finanziate dalla pubblicità, e quello europeo fondato su emittenti pubbliche con una missione culturale e pedagogica. Nella seconda parte (dopo il 1980), particolarmente in Italia ma anche – con modalità diverse e più misurate – in tutta Europa, i due modelli si sono intrecciati in una forma televisiva mista, basata sull’intrattenimento. Nella prima parte la televisione è stata “di massa” solo nei paesi ricchi ; nella seconda è penetrata a livello di massa anche in quelli più disagiati.

Questo assetto – sostanzialmente, quello descritto nelle precedenti edizioni del libro – finisce drasticamente con la fine del secolo. Tra il 1995 (esattamente ad un secolo dall’invenzione del cinema) e il 2001 tutte le condizioni con cui era nata la televisione si modificano. L’avvento del digitale nella produzione e nella diffusione televisiva accompagna processi sociali e culturali di grande portata :
- un notevole aumento dei canali trasmissibili ;
- una elevatissima circolazione transnazionale dei contenuti televisivi e il superamento dei confini nazionali e linguistici ;
- la possibilità di far pagare lo spettatore, anche per singoli contenuti, introducendo un sistema televisivo plurale e marcato da differenze sociali ;
- i pagamenti della pay per view (richiamata qui sopra) introducono una terza fonte di proventi per le televisioni (accanto alla pubblicità e ai canoni di abbonamento).

Le televisioni oggi sono tante, e molto diverse fra di loro. Anche sul piano politico : non c’è più il duopolio, dal 2007 Sky ha un fatturato maggiore di Mediaset [Sky ha il 29.8 delle risorse contro il 29,6 di Mediaset - Agcom, Relazione 2009, pag. 80]

Quanto abbiamo detto finora, tuttavia, è solo una parte di ciò che è cambiato. Per tutto il Novecento cinema e televisione hanno detenuto il potere di produrre e di trasmettere le immagini artificiali in movimento : un potere concentrato in poche mani. Infatti, produrre audiovisivi era difficile per le persone comuni e, anche qualora ci fossero riuscite, era difficilissimo superare la dittatura distributiva di cinema e tv. Produttori di cinema e dirigenti televisivi decidevano cosa i cittadini dovevano vedere. Alla fine del secolo questa dittatura produttiva e distributiva è andata in mille pezzi. Infatti :
-  il digitale semplifica enormemente la produzione di audiovisivi ;
-  entrano in servizio nuove forme di distribuzione televisiva digitale (satellitare, via cavo a larga banda, digitale terrestre, televisione sui telefonini, televisione outdoor), a cui si aggiunge la fruizione di contenuti video su iPod e similari ;
-  dopo il 2001 il telefono cellulare di III generazione permette di produrre foto e audiovisivi a costi irrisori anche per chi ha minime conoscenze tecniche ; e, insieme, permette di diffonderli ;
-  l’onnipresenza dei cellulari ampia la probabilità che persone comuni possano documentare e resocontare visivamente alcuni eventi più tempestivamente degli operatori professionali dell’informazione ;
-  Si afferma Internet e al suo interno la possibilità di usufruire di contenuti multimediali anche in diretta o quasi (streaming) ;
-  Internet permette di diffondere webcam, web radio e web tv a costi irrisori e copertura mondiale ;
-  La “coda lunga” propria di Internet permette di riempire le televisioni broadband su protocollo IP di contenuti che sarebbero stati esclusi dalla tv tradizionale sia per il loro ristretto ascolto potenziale sia per forme di censura e autocensura ;
-  Sempre la “coda lunga” permette di valorizzare tutti i giacimenti audiovisivi del Novecento su Internet ;
-  Dal 2003 si aprono sulla rete negozi on line (iTunes) che vendono contenuti multimediali senza supporto materiale ;
-  Dal 2005 Internet contiene siti che mettono a disposizione in grande abbondanza contenuti visuali (Flickr, e soprattutto YouTube) ;
-  Negli stessi anni la videoludica genera sempre più copiosi e realistici contenuti multimediali ;
-  Negli stessi anni i social network di Internet (particolarmente MySpace e poi Facebook) incentivano una diffusione, replicazione e modifica di tutti i materiali multimediali in circolazione.
-  In questo nuovo ambiente una percentuale significativa dei fruitori – che può arrivare al 10% - non si limitano a consumare i contenuti, ma tendono a produrli oppure a modificare quelli esistenti. Si usa per loro il concetto di prosumer (producer + consumer).

L’elenco potrebbe continuare, ma ciò che più ci preme è constatare come il complesso di questi cambiamenti muta irreversibilmente il “regime scopico”, o se si preferisce la visual culture del Novecento : l’insieme delle convenzioni sociali che presiedono alla fruizione popolare delle immagini artificiali. Per alcuni anni, grosso modo fino al 2005, la tendenza prevalente di molti studiosi è stata quella di considerare questi elementi come dei “nuovi media”, secondo la dizione ormai tradizionale, mentre la tv (per tacere del cinema) manteneva una distanza critica. Successivamente sono emerse le influenze che questa abbondantissima produzione e circolazione di contenuti ha anche sui media “tradizionali” :
-  Sempre più la tv è multipiattaforma, costruita fin dalla progettazione per circolare su vari supporti, dispositivi, reti di diffusione ;
-  I contenuti generati dagli utenti (UGC, User’s generated contents) vengono inseriti dentro le programmazioni televisive, con il parere favorevole del marketing : contenuti pieni di idee nuove, a basso costo, in grado di fidelizzare gli utenti e di aiutare la costruzione di comunità di ascoltatori (fandom) ;
-  Gli UGC evolvono sempre più verso gli UGM, User’s generated media : ad esempio su YouTube non solo posso inserire contenuti, ma realizzare interi canali ;
-  La tv tende a debordare sulla rete per motivi promozionali, alla ricerca di un nuovo pubblico giovanile di digital natives.


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