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Dal 1 novembre Enrico Menduni è in pensione. Gli insegnamenti che ha tenuto sono da quest’anno affidati a Marta Perrotta (Culture e formati della TV e della radio + Media digitali) e a Marco Gazzano (Storia e critica della fotografia).
Auguri ai bravissimi colleghi e saluti affettuosi a tutti gli studenti, presenti, passati e futuri. Avanti per nuove avventure !

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Il mondo della radio. Dal transistor ai social network

Il mondo della radio. Dal transistor ai social network
Seconda edizione riveduta
Collana "Universale Paperbacks"
pp. 280, € 14,50
978-88-15-23955-6 anno di pubblicazione 2012

La nuova edizione si distingue dalla precedente per il colore della fascia sulla copertina : violetto invece del rosso scarlatto della prima edizione.

Prefazione alla seconda edizione

Questo libro è costruito per differenza. Attorno e insieme alle radio si muove un mondo vitale che è molto diverso dagli altri media a cui spesso la radio viene sbrigativamente accostata. La radio parla in altro modo alla nostra mente e stimola in noi risposte che altri media non chiedono, avventurandosi in territori che né la televisione, né il cinema, né la cultura tipografica dei libri e dei giornali sanno percorrere. La radio è più vicina di tutti loro ad una dimensione personale, interattiva e mobile della comunicazione che incontra sulla sua strada Internet, e con essa dà voce ad un mondo sonoro e musicale che coinvolge le generazioni nate dopo il 1970 nella loro sfera emotiva con una profondità intima e una diffusione corale che non sembrano più perdersi al raggiungimento dell’età adulta.

Il continuo flusso sonoro e orale che ci accompagna, la pratica sociale diffusa che va oltre la materialità di un apparato di ricezione che è ormai un oggetto in miniatura, quasi smaterializzato, è però anche totalmente diverso dalla radio tradizionale, dall’istituzione consolidata che ci ricorda con nostalgia altri radio days, le icone eleganti dell’apparecchio d’epoca, un mondo pedagogico di ordinato intrattenimento e di composta elevazione culturale. Fra tutti i linguaggi di massa del Novecento la radio è quello che più volte si è ibridato con altri, che ha cambiato se stesso, che più si è intrecciato con le avanguardie artistiche, che ha saputo tagliare radici per trovare nuove funzioni ; quello che ha conquistato la privatezza delle case alla comunicazione di massa e poi ha saputo uscirne, di fronte all’arrivo della televisione, sperimentando nuove forme culturali leggere e mobili.

La radio è anche un mondo parzialmente sommerso, poco conosciuto, interstiziale, volatile, destinato a perdersi come una voce che nessuna legge o prassi hanno suggerito di registrare. Le biblioteche sono piene di libri e giornali, i testi della radio in gran parte si perdono, e c’è indubbiamente una sottile ragione in tutto questo ; la radio per tutto il Novecento è stata sempre e solo adesso, l’attimo che fugge, e qui sta il fascino del flusso radiofonico, ma anche una difficoltà in più per il ricercatore. Il sistema dei media è ormai oggetto di studio in tutto il mondo e terreno di confronto fra molteplici scuole di pensiero ; l’attenzione al medium sonoro resta minoritaria, se non più marginale, e la base di conoscenza ridotta. Conseguentemente, un’interpretazione della comunicazione radiofonica che non sapesse spiegare l’organizzazione produttiva, la consistenza materiale, l’insediamento sociale dell’universo radiofonico rischierebbe di rimanere astratta. Per questo sono stati introdotti, specie nella seconda parte, elementi di conoscenza e di valutazione anche tecnici e statistici.

Ho scritto questo libro, che sarebbe stato pubblicato per la prima volta nel 2001, perché ritenevo che le molteplici originalità e differenze di cui la radio è portatrice attendessero ancora di essere descritte e pensate in forma autonoma, non applicando e aggiustando teorie e ipotesi nate per altri media, o per una radio che non c’è più. A distanza di dieci anni confermo questa mia opinione e la diffusione del libro mi sembra, indirettamente, rafforzarla anche di fronte a novità imponenti. Le conseguenze combinate della digitalizzazione sul piano tecnologico e della globalizzazione su quello sociale e politico sono sotto gli occhi di tutti ma è evidente che esse hanno prodotto solo una piccola parte degli effetti che possono attendersi. Certo la crisi che sta vivendo il nostro paese all’interno di un complessivo appannamento e dell’Europa e forse dell’intero Occidente è connessa intimamente alla globalizzazione ; dal canto suo il sistema tradizionale dei media ha perso di centralità e rischia di essere travolto ogni volta che manca un appuntamento con la digitalizzazione, la connessione, la distribuzione crossmediale e virale dei contenuti.

Internet in particolare è una cosa del tutto diversa da come appariva all’inizio del 2001. “La profonda consonanza del Web e della radio non è occasionale o contingente” scrivevo allora e confermo parola per parola. Ma nessuno di noi poteva immaginare le torri crollanti di Manhattan e la profonda crisi dell’ottimismo di digitale o della fiducia in un ordinato progresso post-ideologico, e neanche ipotizzare la rinascita di una nuova Internet, il Web 2.0 fondato su una collaborazione molto più attiva dell’utente. Erano ancora sotto traccia i segni di una rapida evoluzione verso una partecipazione produttiva dei consumatori (i prosumer) che producono, formattano e mixano i loro contenuti, li mettono a disposizione degli altri, “trasmettono se stessi”, per riprendere il fortunato claim di YouTube (broadcast yourself). Presto sarebbero emersi con straordinaria potenza e distribuzone planetaria, confluendo nel mondo dei social network che per noi già rappresenta il Web 2.5, sede di una pienamente acquisita convergenza digitale e di una multimedialità ormai obbligatoria in cui “tutti fanno tutto”. Processi ormai in parte collocati fuori dal sistema mediale ereditato dal Novecento, quando i piani alti delle organizzazioni mediali (i grandi giornali, le major cinematografiche, le istituzioni televisive e radiofoniche) decidevano loro, in un fitto rapporto con la pubblicità e la politica, quello che i cittadini comuni dovevano vedere e ascoltare. Oggi ci provano ancora, ma con minore successo.

L’ubiquità radiofonica (il suo carattere personale, mobile e interattivo) si è ormai propagata a un altro medium, il telefono digitale che non a caso aveva cominciato diffondendo suoni. Nella sua versione 3G esso non solo permette la produzione e distribuzione di contenuti audiovisivi ma un collegamento permanente a Internet, e quindi anche a tutti i media e ai social network. Ormai quasi tutti i contenuti che si producono sono digitali e lo sono sempre più i media e i dispositivi ; la radio è una parziale eccezione perché la produzione e la messa in onda sono ormai prevalentemente digitali, ma non la trasmissione del segnale. Questa almeno è la condizione di oggi : la situazione è in continua ebollizione e le caratteristiche esclusive e vincenti della radio sono sfidate e continuamente rimesse in gioco. E’ un contesto competitivo di rischi e di opportunità in cui viene confermata la congenialità fra Internet e radio e così avviene per le peculiarità di questo straordinario medium sonoro che vengono in vario modo potenziate, come cercherò di spiegare in questa nuova edizione, aggiornata e accresciuta, del libro.

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