Sapevate che la prima ferrovia “italiana” fu la Napoli-Portici inaugurata nel 1839 ?
E che all’Expo del 1900 a Parigi l’eccellenza meccanica italiana presentò una locomotiva a vapore che raggiungeva i 126 kmh ?
Che alle difficoltà del percorso Bologna-Firenze all’inizio del secolo si ovviò con il treno “sarzanino” (via Parma-Sarzana-Pisa, lungo la Maremma) e fu solo così che Carducci poté incontrare a Bolgheri “i cipressi alti e schietti” ?
E che per la stessa via il 29 ottobre del 1922 Mussolini “marciò” su Roma in vagone letto ?
Tutti abbiamo ricordi ferroviari. Viaggi infantili con i nonni, magari su accelerati con sedili di legno, gite giovanili in comitiva, forse per partecipare a una manifestazione a Roma o per raggiungere qualche amore lontano, trasferte per raggiungere la caserma o la sede di lavoro e viaggi di nozze, magari a Venezia. Le valige sulla reticella con l’etichetta di lontani alberghi, il venditore di cestini da viaggio sul binario, il fischio della locomotiva e il capostazione impettito con l’orologio da taschino e il berretto rosso sono altrettante foto nostalgiche e sbiadite di un itinerario sentimentale attorno al treno che ci porta in luoghi lontani e fa incontrare in una temporanea intimità persone sconosciute, che forse s’incontreranno di nuovo o probabil mente mai più.
E poi ci sono le stazioni, luoghi di incontri e di distacchi, di arrivi e di addii, attorno a cui si muove una folla frettolosa, e dove si realizzano commerci di ogni tipo. Magici edifici bifronti, metà urbani e metà industriali, con maestose facciate e tettoie in ghisa e vetro, sedi del prestigio nazionale e dell’innovazione architettonica.
Il lento declino delle ferrovie, l’aura nostalgica, un certo degrado si sono bruscamente riconfigurati dopo il 2000. Anche se permangono aree di disservizio e di abbandono (le linee minori, i pendolari, i collegamenti trasversali) sono stati realizzati ex novo o attrezzati oltre 1.300 chilometri di ferrovie ad alta velocità con standard europei, in particolare tra Torino e Milano fino a Napoli e a Salerno, accorciando i tempi, creando nuove abitudini, reinterpretando il viaggio con elementi innovativi oltre le tradizioni. Dal finestrino sigillato guardiamo distrattamente l’autostrada accanto a noi, sperando in un soffio automobili che sembrano lenti giocattoli, ad una velocità che la metà della nostra.
Per questo il libro, mescolando curiosità e nostalgia, ha la forma di una guida ferroviaria sul percorso Nord-Sud, la spina dorsale d’Italia. Buon viaggio !
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